Punti di vista: i nostri big bang – Enrico Bossotto

Nella sua tesi, conclusiva del percorso di coaching, Enrico Bossotto, consulente aziendale, Coach di DURGA e attore, scrive di coaching e di recitazione. 

“Il mondo del coaching e quello della recitazione hanno la potenza creativa che scaturisce dalla parola, orale e scritta. Danno la possibilità di vivere più vite nello stesso spazio in cui solitamente pensiamo possa essercene solo una, creano tanti mondi differenti quanti sono possibili dalle possibili visioni e interpretazioni che si danno ai fatti.

Sono due realtà che si completano e si supportano. I coach possono supportare gli attori/coachee nell’esplorazione dei vari punti di vista interni ed esterni sia dei copioni che dei ruoli. La recitazione dona ai coach strumenti che possono essere utilizzati nelle sessioni con qualsiasi tipo di coachee.

In conclusione io sostengo che qualsiasi ambiente e strumento regali la possibilità di avere nuovi punti di vista, sia un supporto e uno stimolo continuo per non smettere mai di essere curiosi e aperti verso nuove idee.” 

Nella pratica di coaching si utilizzano i role playing, invitando il coachee ad interpretare se stesso in alcune situazioni che ha in piano di affrontare (ad esempio: un colloquio di lavoro, una conversazione con i figli, la telefonata ad un cliente…). Che cosa pensi del role playing come strumento di coaching?

Il role playing è lo strumento che per me unisce idealmente il teatro al coaching  Nel role play il coachee si cala in una realtà diversa dalla sua quotidiana ed è chiamato a dichiarare le sue sensazioni, i suoi pensieri, i suoi sentimenti e il suo vivere giornaliero in quel futuro “alternativo”. L’aspetto che più mi piace dei role playing è quello della sperimentazione senza “danno”.. Nel momento in cui il coachee si immedesima nella situazione che gli viene proposta può sperimentare come si sente in quei panni e se sono quelli che vorrà vestire in futuro. Con questo metodo penso possa capire quali modifiche vuole apportare ai suoi abiti e come renderli adatti a lui.

Una fase di sessione di coaching è dedicata a chiedere al coachee di portarsi nella sua ‘situazione ideale’, ovvero al raggiungimento del suo obiettivo, e di parlarci come se si trovasse già là, a risultato raggiunto. Quali sono secondo te gli eventuali benefici per il coachee nell’immaginarsi in questa ‘visione di sé’ futura?

Secondo me i benefici che un coachee può trarre dall’esperienza di vedersi e sentirsi nel futuro e vivere la sua visione di se stesso, sono quelli legati a quello che ha dovuto fare e sentire per essere lì in quel momento. Immaginando di essere dove vuole, il coachee può pensare a cosa ha fatto e scoprire aspetti che nella “sola” pianificazione non aveva previsto. Questa differenza nasce, a mio parere, dall’illustrare ciò che ha fatto effettivamente per raggiungere la sua visione. Quali ostacoli imprevisti ha affrontato e come ne è uscito.

 

Nel tuo percorso lavorativo e personale durante l’anno di frequenza al corso ‘coach professionista’, quanto la visione di te nel futuro ti ha supportato? Quali risultati hai raggiunto?

Nel mio percorso da studente di coaching, ho tratto molti benefici dalla visone di me nel futuro. Mi è servita per dirmi come mi sarei visto in un tempo determinato, settembre 2018, e per dichiarare i pensieri vecchi lasciati per strada oltre quelli nuovi nati nel percorso. Ho individuato passaggi che nel solo piano di azione non avevo riscontrato e ho anche raccontato come ne sono venuto a capo. I risultati raggiunti seguendo la mia visione sono abbastanza vicini a quelli che avevo dichiarato. Prima di settembre 2018 mi sono diplomato come coach professionista, sto lavorando con alcuni coachee in ambito life, seguo due aziende come business e team coach. In più, senza averlo dichiarato nella mia visione di me nel futuro, ho iniziato anche a supportare alcune atlete di sport individuali.

Grazie Enrico per la tua testimonianza e per le riflessioni che hai condiviso con noi!

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